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La Direttiva Case Green per l’efficientamento energetico: che cos’è e a che punto è arrivata?

La Direttiva Case Green per l’efficientamento energetico: che cos’è e a che punto è arrivata?

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Alla fine del 2023 Parlamento Europeo, Consiglio e Commissione Europea hanno trovato un accordo provvisorio sulla nuova versione della Direttiva Europea per la Performance Energetica degli Edifici. Leggi l’articolo per sapere il contenuto dell’accordo e che impatto che potrà avere sul nostro Paese.

Nonostante la sua urgenza sia avvertita con sempre maggior evidenza, il percorso della transizione energetica è tutto tranne che semplice e lineare. La riduzione delle emissioni attraverso la sostituzione delle fonti fossili di energia è un cambiamento di enorme portata, le cui conseguenze devono essere valutate con attenzione e gestite per evitare che l’impatto di questa trasformazione possa generare turbolenze sociali e nuove disuguaglianze.

Per poter raggiungere gli obiettivi prefissati, le istituzioni che guidano la transizione energetica devono impegnarsi in un considerevole sforzo diplomatico, necessario per accordare i tanti interessi che questo cambiamento fa entrare in contrasto.

L’iter recente della Direttiva Europea per la Performance Energetica degli Edifici (Energy Performance of Buildings Directive o EPBD) è un esempio perfetto di quanto possa essere difficile lo sforzo diplomatico necessario per far progredire i risultati della transizione ecologica verso gli obiettivi desiderati.

Che cos’è e come si è evoluta nel tempo la Direttiva Europea per la Performance Energetica degli Edifici?

Ispirata dal protocollo di Kyoto, la Direttiva Europea per la Performance Energetica degli Edifici è il più esteso ed importante strumento legislativo di cui l'Unione Europea si è dotata per migliorare le performance energetiche degli edifici dei Paesi membri.

La prima versione della EPBD è stata approvata il 16 dicembre del 2002 ed è entrata in vigore il 4 gennaio dell’anno successivo. Prevedeva, per i Paesi membri, un rafforzamento dei regolamenti nazionali in materia di efficientamento delle performance energetiche degli edifici e l’introduzione di certificati per classificarli in base a esse.

Nel giugno del 2010, dopo essere stata approvata il mese precedente, entrò in vigore una seconda versione della direttiva che ne ampliava l’obiettivo in direzione del raggiungimento della neutralità energetica degli edifici. Per farlo la direttiva prevedeva:

  • La chiara indicazione dei certificati di prestazione energetica negli annunci pubblicitari per gli edifici messi in vendita;
  • L’obbligo per gli stati membri di stabilire le misure necessarie a istituire regimi di ispezione per gli impianti di riscaldamento e condizionamento;
  • Che tutti i nuovi edifici avrebbero dovuto essere costruiti a energia quasi zero (nearly zero-energy building) entro il 31 dicembre 2020. Lo stesso principio valeva per tutti i nuovi edifici pubblici costruiti dopo il 31 dicembre 2018;
  • Che gli Stati membri stabilissero requisiti minimi di prestazione energetica per gli edifici di nuova costruzione, per quelli soggetti a ristrutturazioni importanti e per la sostituzione o l'adeguamento di elementi edilizi;
  • Che gli Stati membri redigessero elenchi di misure e strumenti finanziari nazionali per migliorare l'efficienza energetica degli edifici.

Successivamente, in un pacchetto di misure denominato Clean Energy for All Europeans, al cui interno erano previste una serie di incentivi alla transizione all’energia pulita in linea con l’obiettivo di ridurre del 40% le emissioni di CO2 entro il 2030, modernizzare l’economia e creare le condizioni per la creazione di posti di lavoro e crescita sostenibili, la Commissione Europea includeva anche la terza revisione della EPBD. Questa revisione metteva l’efficienza energetica al centro della sua azione e sosteneva una ristrutturazione degli edifici efficace sotto il profilo dei costi. Gli aggiornamenti previsti dalla terza versione prevedevano:

  • Di incorporare strategie di ristrutturazione degli edifici a lungo termine, sostenere la mobilitazione dei finanziamenti e una visione chiara per la decarbonizzazione degli edifici entro il 2050;
  • Di incoraggiare l'uso delle tecnologie dell'informazione, della comunicazione e delle tecnologie smart per garantire un funzionamento efficiente degli edifici;
  • Disposizioni semplificate in caso di mancata consegna dei risultati attesi;
  • L’introduzione di sistemi di automazione e controllo degli edifici come alternativa alle ispezioni fisiche;
  • Realizzare le infrastrutture necessarie per la mobilità elettrica e introdurre un "indicatore di smartness”;
  • Rafforzare i legami tra i finanziamenti pubblici per la ristrutturazione degli edifici e gli attestati di prestazione energetica e incentiva la lotta alla povertà energetica attraverso la ristrutturazione degli edifici.

A differenza delle prime due versioni, la terza versione della Direttiva Europea per la Performance Energetica degli Edifici ebbe un iter più travagliato e ci vollero due anni per vederla finalmente approvata dal Consiglio e dal Parlamento Europeo. Col passare del tempo, infatti, le necessità della transizione energetica si erano fatte più stringenti e le misure ipotizzate a livello europeo avevano un impatto crescente sui cittadini degli Stati membri, i cui interessi venivano quindi difesi con maggior combattività dai loro rappresentanti.

È in questo clima che è nata la quarta revisione della EPBD. Proposta nel 2021 dal commissario estone Kadri Simson, questa revisione dava priorità alle seguenti azioni:

  • L’obbligo per tutti gli Stati membri di stabilire piani nazionali di ristrutturazione degli edifici;
  • La definizione di standard minimi di prestazione energetica, che impongano agli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni energetiche di raggiungere almeno la classe F entro il 2030 e la classe E entro il 2033;
  • La promozione dell'assistenza tecnica, compresi gli sportelli unici e i passaporti per le ristrutturazioni;
  • L’introduzione di nuovi meccanismi finanziari per incentivare le banche e i titolari di mutui ipotecari a promuovere ristrutturazioni efficienti dal punto di vista energetico.

Anche in questo caso, l’iter della revisione è stato lungo e complicato. Non solo per le conseguenze che l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa ha determinato nel mercato dell’energia, ma anche perché alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia, si sono mossi per tutelare gli interessi dei loro cittadini, negoziando i contenuti della revisione per arrivare, nel dicembre del 2023, ad un accordo.

Versione

Data di Approvazione

Principali Disposizioni

1ª EPBD

16 dicembre 2002

Rafforzamento dei regolamenti nazionali per l'efficientamento energetico degli edifici; introduzione di certificati energetici.

2ª EPBD

Giugno 2010

Neutralità energetica per i nuovi edifici; ispezione per impianti di riscaldamento e condizionamento; requisiti minimi di prestazione energetica.

3ª EPBD

Inclusa nel pacchetto "Clean Energy for All Europeans"

Focus sull'efficienza energetica; ristrutturazione a lungo termine; uso di tecnologie smart; infrastrutture per la mobilità elettrica; lotta alla povertà energetica.

4ª EPBD

Accordi provvisori raggiunti a fine 2023

Piani nazionali di ristrutturazione; standard minimi di prestazione energetica; assistenza tecnica; nuovi meccanismi finanziari; esenzioni per alcune categorie di edifici; riduzione consumo energetico al 16%-22% per il 2030-2035.

Evoluzione della Direttiva EPBD

Cosa prevede l’accordo raggiunto sulla quarta revisione della Direttiva Europea per la Performance Energetica degli Edifici?

Quello raggiunto nel dicembre dello scorso anno è un accordo molto diverso da quello presentato in prima istanza dal commissario Kadri Simson e, soprattutto, è un accordo provvisorio. Alcune delle regole previste nella bozza iniziale sono state allentate per tenere conto della particolare situazione del patrimonio edilizio di alcuni Paesi.

Tra questi c’è, appunto, l’Italia, il cui patrimonio edilizio non è solo vecchio in termini tecnologici, ma è anche antico in termini culturali. Intervenire per migliorare le performance è fondamentale, ma ogni intervento deve tenere conto di questo genere di particolarità e delle difficoltà di carattere burocratico ed economico che questa situazione determina.

Ecco perché nella nuova versione dell’EPBD è prevista la possibilità, per gli Stati membri, di esentare particolari categorie di edifici dagli obblighi previsti. Inoltre, per limitare l’impatto economico degli interventi necessari, la riduzione del consumo energetico prevista per il 2030 è stata abbassata al 16% e quella prevista per il 2035 al 20%-22%.

Un altro punto importante riguarda il sostegno finanziario attraverso i cosiddetti "Mutui Green", volti a promuovere e facilitare la riqualificazione energetica. I mutui sono rivolti soprattutto ai soggetti più "vulnerabili" e agli edifici con le prestazioni energetiche più scadenti, in cui risiede una percentuale significativa delle famiglie meno abbienti.

Infine, si pone attenzione alle locazioni degli immobili soggetti a tali interventi di miglioramento. Gli Stati membri devono assicurare la tutela degli inquilini, evitando il rischio di aumenti eccessivi degli affitti a seguito di ristrutturazioni. È fondamentale garantire un equilibrio affinché gli interventi di riqualificazione non penalizzino gli affittuari. Al netto di queste modifiche, la strategia europea continua e continuerà a basarsi su:

  • Piani di ristrutturazione edilizia per delineare le strategie nazionali di decarbonizzazione del patrimonio immobiliare;
  • Istituire programmi nazionali di passaporti per la ristrutturazione degli edifici e guidare i proprietari in modo graduale verso l'obiettivo di edifici a emissioni zero;
  • Istituire sportelli dedicati per tutti i soggetti coinvolti, in modo da istruirli sulla nuova normativa.

L’accordo così definito passerà ora al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio per venire finalmente approvato. E se per i più attivi tra i fautori della transizione energetica questo è un accordo al ribasso, non abbastanza audace per affrontare la situazione, per altri è un modo ragionevole per limitare l’impatto che questi cambiamenti possono determinare, soprattutto sui cittadini più deboli economicamente.

Azione

Descrizione

Piani Nazionali

Obbligo per gli Stati membri di stabilire piani nazionali di ristrutturazione degli edifici.

Standard di Prestazione

Standard minimi di prestazione energetica per edifici non residenziali: classe F entro il 2030 e classe E entro il 2033.

Assistenza Tecnica

Promozione di sportelli unici e passaporti per le ristrutturazioni.

Meccanismi Finanziari

Nuovi meccanismi finanziari per incentivare ristrutturazioni efficienti, inclusi "Mutui Green".

Esoneri e Limiti

Possibilità di esentare particolari categorie di edifici; obiettivi di riduzione del consumo energetico ridotti.

 Principali azioni della quarta revisione della EPBD