Tutta cuore e tecnologia
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Un progetto pilota, ideato dal padre di un bambino disabile, per raccontare un percorso sociale e mostrare soluzioni e tecnologie che possano diventare un riferimento per tutti. C’è anche Hoval tra gli sponsor della “Casa di Ale”.
Tutto ha avuto inizio dal dolore di un padre, Marco Meroni, papà di Alessandro, un bimbo che nel 2016, a soli 4 anni, è stato colpito da un virus raro, una malattia che in gergo tecnico viene definita mielite acuta flaccida e che in pochi giorni lo ha paralizzato completamente, impedendogli perfino di respirare autonomamente.
Di fronte all’incredibile abisso in cui è precipitato in pochi giorni, il papà di Ale si rende conto di dover tentare di tutto per semplificare il più possibile la vita del figlio. “Da qui nasce, qualche anno fa – racconta Marco Meroni, padre del bambino - questa idea, un po’ pazza, un po’ visionaria, ma che si sta trasformando in qualche cosa di reale. Attualmente l’autonomia di Alessandro è molto limitata, in quanto non abbiamo né la struttura né le strumentazioni per offrigli quel minimo di libertà in più. Con le tecnologie attualmente disponibili potrebbe invece ambire a una maggiore libertà senza dover necessariamente appoggiarsi al supporto di qualcun altro. ‘La Casa di Ale’ vuole essere un modo per permettere a Ale di crescere serenamente, di trovare il suo equilibrio e la forza per andare sempre avanti, in un ambiente che ne possa enfatizzare le peculiarità e le competenze”.
Il supporto della tecnologia
Condividere l’esperienza
“Questo progetto ci ha coinvolto e convinto fin dall’inizio – commenta David Herzog, amministratore delegato Hoval Siamo molto contenti di poter fornire anche il nostro contributo perché la Casa di Ale, mattone dopo mattone, prenda forma: mi fa piacere pensare che, oltre ad essere responsabile per l’energia e l’ambiente, Hoval possa in questo modo confermare anche il suo impegno sociale nei confronti dei più fragili”. Un piacere e un impegno condiviso da numerose aziende, che non hanno esitato a sostenere il papà di Ale in un progetto che si preannuncia ambizioso anche per le implicazioni future.
Una volta completata la casa, infatti, nelle intenzioni del papà di Ale, questa sarà destinata a diventare una sorta di concept house da cui trarre ispirazione per altri progetti di questo tipo: “Metteremo a disposizione il nostro know – how, i nostri contatti e ci sarà la possibilità di renderla disponibile per visite. Spiegheremo le diverse problematiche a cui abbiamo fatto fronte e le relative soluzioni adottate. Una sorta di portale dove chiunque possa trovare risposte e idee”.